L’autonomia aziendale per garantire l’occupazione

Di Camillo Cavanna (da Il Lavoro Bancario e Assicurativo ottobre 96).

Il problema degli esuberi che investe il mondo bancario sembrerebbe, secondo le cifre fatte circolare dalle Aziende di credito, di circa 30 mila unità.Si tratta di un dato preoccupante che induce a porci alcune riflessioni sulle cause alla base del fenomeno gli errori gestionali e le fusioni. Se verso i primi, per loro stessa natura, ogni commento può apparire superfluo, verso le seconde, l'atteggiamento degli studiosi e dei mercati è meno entusiasta ed acritico di quanto non fosse negli anni ottanta. Con la liberalizzazione degli sportelli, poi, i nodi sono arrivati al pettine e le fusioni hanno messo in luce i pericoli derivanti dalla duplicazione di servizi, che generano gli esuberi. Per una banca a dimensione locale, come la nostra, è tanto più evidente la necessità di fare economie di scala per ottenere minori costi unitari di produzione. L'Azienda ha ritenuto risolvere il problema ricorrendo all'outsourcing, affidando il sistema informatico, che rappresenta l'onere più gravoso per le banche delle nostre dimensioni, ad un centro consortile (SEC di Padova). Tale scelta è stata motivata dai vertici direzionali come misura mirata al rafforzamento di quell'autonomia, che è cardine primo e strategico aziendale ("La Banca di Intra fa da sé", Milano Finanza, 20 ottobre 1995). Il mantenimento dell'autonomia è considerato fondamentale, anche da chi scrive. Dall'autonomia derivano maggiori garanzie occupazionali.

Si tratta di un valore la cui salvaguardia, in un'azienda sana in termini di produttività e redditività, è importante vada perseguito e fatto proprio anche da rappresentanti sindacali.

Altro fattore importante, ai fini del mantenimento dell'autonomia, è la natura cooperativistica dell'Azienda, che consente, ai soci, di essere determinanti nelle scelte statutarie di quest'ultima.

Ma voglio soffermarvi su di una conquista del sindacato aziendale che mi sta particolarmente a cuore. Mi riferisco alla garanzia in materia di trasferimenti che prevede una compensazione economica nei casi di trasferimenti disposti dall'Azienda che induce a ricercare la consensualità. Ben sappiamo come la logica dei trasferimenti forzati sia improduttivo e controproducente. La ricerca della consensualità o l'indennizzo del disagio, si configurano quali fattori tesi al comune obiettivo del buon andamento aziendale e che, ben si conciliano con la promozione della persona, la difesa e l' accrescimento dei diritti civili e sindacali dei lavoratori. A ricomprova dell’ importanza di questa acquisizione, va ricordato il caso della Banca Popolare di Abbiategrasso. In questa realtà il sindacato aziendale si è proposto ed ha ottenuto, per traghettare i lavoratori senza danni verso la nuova aggregazione, il mantenimento di un accordo preesistente sui trasferimenti che stabilisce il ricorso alla mobilità dei lavoratori, limitatamente all'ambito operativo territoriale della Banca di appartenenza

In conclusione, ritengo sia prioritario per il sindacato valorizzare le garanzie di difesa occupazionale acquisite, nel Contratto Nazionale con "l'area contrattuale" .

Vanno poi definite le misure preventive atte a scongiurare il ricorso ai licenziamenti collettivi anche nei casi di crisi, nel Contratto Integrativo Aziendale. La citata nostra norma sui trasferimenti, è solo un esempio di vigilanza che va garantita anche nei momenti in cui si affermano le scelte di "strategia" aziendale.

 

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